Al tempo della Pompei antica, il popolo non conosceva la vera natura di quel monte che sovrastava la cittadina. Grazie anche alla natura rigogliosa che ricopriva il fertile terreno dei versanti, il Vesuvio si ergeva silenzioso e placido sul golfo. Un affresco di Pompei, custodito al Museo Archeologico di Napoli, ci mostra una montagna isolata piena di alberi e di vigne selvagge. Questo documento è ritenuto tra i più antichi del Vesuvio, che ci mostra come era il vulcano prima dell’eruzione del 79 d.C.
Circa 25.000 anni fa il Vesuvio non appariva come lo possiamo ammirare oggi, cioè come una montagna a due cime che domina il golfo sottostante. Era un monte solitario impressionante per la sua altezza, doveva presumibilmente sfiorare i 3.000 metri e ricordare per l’aspetto il collega giapponese, il vulcano Fuji.
La fitta vegetazione cresciuta lungo i versanti del vulcano, anche grazie alla mancanza di eruzioni per un lungo periodo storico, portarono i pompeiani a vedere il Vesuvio come una semplice montagna.
Nemmeno i molteplici terremoti che avevano preceduto l’eruzione insospettirono i pompeiani che erano ancora occupati nel restauro degli edifici colpiti dal forte sisma di 17 anni prima.
Il 24 agosto dell’anno 79 d.C. il Vesuvio rientrò improvvisamente in attività dopo un periodo di quiete durato otto secoli, riversando in poco più di trenta ore, nelle aree circostanti, circa 4 Km cubi di magma sotto forma di pomici e cenere incandescente. Successivamente una colonna di gas, ceneri, pomici e frammenti litici si sollevò per circa 15 km al di sopra del vulcano.
Plinio il Giovane, ospite nella casa di suo zio Plinio il Vecchio, storico, scienziato e comandante della base navale di Miseno, ci ha lasciato un prezioso documento che descrive il momento dell’eruzione:
“Una nube si levava in alto, ed era di tale forma ed aspetto da non poter essere paragonata a nessun albero meglio che a un pino. Infatti, drizzandosi come su un tronco altissimo, si allargava poi in una specie di ramificazione; e questo perché, suppongo io, sollevata dal vento proprio nel tempo in cui essa si formava, poi, al cedere del vento, abbandonata a sé o vinta dal suo stesso peso, si diffondeva ampiamente per l’aria dissolvendosi a poco a poco, ora candida, ora sordida e macchiata, secondo che portasse con sé terra o cenere.”
Una devastante e inattesa catastrofe che provocò in poche ore la distruzione delle città di Ercolano, Pompei, Stabia e Oplontis, le cui rovine, rimaste sepolte sotto strati di pomici, verranno riportate alla luce soltanto a partire dal XVIII secolo.
Successivamente le eruzioni si fecero più rare e nel XIV secolo si ebbe un lungo periodo di stasi, durante il quale il vulcano fu ricoperto di vegetazione. Negli ultimi decenni del 1500 si verificarono diverse scosse di terremoto, quasi un presagio della catastrofica eruzione del 16 dicembre del 1631. Questa eruzione fu di notevole violenza pari quasi a quella del 79 d.C., e provocò circa 4.000 morti.
Seguirono negli anni altre violente eruzioni, come nel 1707 e nel 1794 quando fu distrutta Torre del Greco. Altre significative eruzioni si registrarono tra il 1895 e il 1899, poi le eruzioni del 1906 e del 1944 il cui triste ricordo è ancora vivo nella memoria delle popolazioni che abitano i comuni del territorio vesuviano.
Oggi è possibile visitare lo straordinario Parco nazionale che ha realizzato negli anni “La Sentieristica del Parco Nazionale del Vesuvio” costituita da 11 sentieri per una lunghezza complessiva di 54 Km di camminamento.
Nel comune di Ercolano, al termine della Strada Provinciale Ercolano-Vesuvio nell’area del Piazzale da cui parte il sentiero natura “Il Gran Cono” si può già godere di una splendida veduta del versante settentrionale del Monte Somma, con i Cognoli di Sant’Anastasia e la Punta Nasone, la cima dell’antico vulcano alta 1.132 metri, opposta ai Cognoli di Ottaviano e di Levante.
Vi aspettiamo nel nostro Hotel del Sole dove troverete l’accoglienza e il comfort perfetti per le vostre escursioni nel territorio campano. L’Hotel del Sole è situato di fronte all’ingresso principale degli antichi Scavi di Pompei (ingresso Anfiteatro), nel centro cittadino e a 200 metri dal Santuario della Beata Vergine del SS. Rosario. La vista panoramica sugli Scavi che si gode dal terrazzo delle camere o dalla Sala Ristorante vi farà vivere la sensazione di soggiornare immersi nella storia.
Si raccomanda di prestare massima prudenza e attenzione sui sentieri, di verificare sempre le condizioni meteorologiche e di calzare scarpe adeguate.
Vi aspettiamo.
Questo sito utilizza cookie tecnici proprietari e cookie analitici di terze parti per offrire agli utenti una migliore esperienza di navigazione. Cliccando “accetta” autorizzi ad usare i cookie analitici, mentre cliccando “mantieni disabilitati” rifiuti tali cookie.
Per maggiori informazioni, consulti la nostra Informativa Privacy Policy.